Autore: Everon
Genere: Progressive Rock
Voto: 7
Sito Internet: www.everon.de
Everon è il nome di una band tedesca capitanata dal polistrumentista Oliver Philipps, scoperta leggendo per puro caso la recensione del loro ultimo lavoro intitolato "North".
Attratto dalla proposta musicale descritta nella recensione (un genere non ben definito, un mix di musica strumentale con partiture tipicamente classiche e musica rock ed elettronica), ho acquistato il cd ad occhi chiusi. Ed il risultato è stato davvero esaltante.
La figura del leader Oliver Philips (musicista poliedrico e principale compositore) mi ha ricordato molto quella di Arjen Anthony Lucassen, specialmente per l’apertura a tutte le influenze e a diversi stili di musica senza pregiudizi.
Anche il muoversi indipendentemente al di fuori delle mode e del music business accomuna Everon agli Ayreon (non a caso sul sito ufficiale, nella pagina dei siti amici, compare anche il sito di Ayreon).
Dal punto di vista musicale però le differenze sono notevoli: Ayreon si muove su un terreno tipicamente progressive metal, con incursioni nell’ambient ed inserti medievaleggianti, mentre gli Everon prediligono architetture più classiche e tradizionali che toccano anche lidi hard rock quando decidono di tirare fuori le unghie, senza però mai eccedere in velocità o aggressività.
Questo approccio caratterizza tutto "North", ricco di melodie intense e raffinate che riescono a trasportare l’ascoltare davvero verso…nord. E’ il caso della dolce e malinconica “Islanders” o di "Woodworks", che riportano alla mente paesaggi autunnali e lande desolate.
Molto belle anche "Hands" e "South of London", dove la chitarre elettrica graffia quanto basta, senza invadere la delicata struttura sottostante. Ma in generale tutti i brani sono di alto livello e durante l’ascolto si percepisce una piacevole sensazione di pace e benessere.
Tecnica, eleganza e melodia si fondono insieme creando il vero punto di forza del gruppo.
Grande lavoro anche il precedente "Flesh", 2002, dall’impronta però più elettronica. Su questo album infatti prevale l’uso di sintetizzatori e tastiere che, insieme alle chitarre, riescono a creare brani suadenti e pieni di atmosfera come "Missing From The Chain", "Half As Bad" e "Back Insight" (quest’ultima stupenda), per un trittico davvero da brivido.
Atmosfere oniriche, intense, calde e calme, a dispetto della copertina fredda e "mostruosa".
La sezione ritmica è ottima, ogni membro del gruppo si lancia in esecuzioni al limite della perfezione. Unica pecca forse la voce di Oliver, non brutta, ma a mio avviso poco adatta al genere proposto (e in effetti in molti brani fa capolino la delicata voce di Judith Stüber, ospite sui due album)
In definitiva due gran bei dischi, due piacevoli sorprese. Un’altra grande band fuori dal coro.
North (2008)Attratto dalla proposta musicale descritta nella recensione (un genere non ben definito, un mix di musica strumentale con partiture tipicamente classiche e musica rock ed elettronica), ho acquistato il cd ad occhi chiusi. Ed il risultato è stato davvero esaltante.
La figura del leader Oliver Philips (musicista poliedrico e principale compositore) mi ha ricordato molto quella di Arjen Anthony Lucassen, specialmente per l’apertura a tutte le influenze e a diversi stili di musica senza pregiudizi.
Anche il muoversi indipendentemente al di fuori delle mode e del music business accomuna Everon agli Ayreon (non a caso sul sito ufficiale, nella pagina dei siti amici, compare anche il sito di Ayreon).
Dal punto di vista musicale però le differenze sono notevoli: Ayreon si muove su un terreno tipicamente progressive metal, con incursioni nell’ambient ed inserti medievaleggianti, mentre gli Everon prediligono architetture più classiche e tradizionali che toccano anche lidi hard rock quando decidono di tirare fuori le unghie, senza però mai eccedere in velocità o aggressività.
Questo approccio caratterizza tutto "North", ricco di melodie intense e raffinate che riescono a trasportare l’ascoltare davvero verso…nord. E’ il caso della dolce e malinconica “Islanders” o di "Woodworks", che riportano alla mente paesaggi autunnali e lande desolate.
Molto belle anche "Hands" e "South of London", dove la chitarre elettrica graffia quanto basta, senza invadere la delicata struttura sottostante. Ma in generale tutti i brani sono di alto livello e durante l’ascolto si percepisce una piacevole sensazione di pace e benessere.
Tecnica, eleganza e melodia si fondono insieme creando il vero punto di forza del gruppo.
Grande lavoro anche il precedente "Flesh", 2002, dall’impronta però più elettronica. Su questo album infatti prevale l’uso di sintetizzatori e tastiere che, insieme alle chitarre, riescono a creare brani suadenti e pieni di atmosfera come "Missing From The Chain", "Half As Bad" e "Back Insight" (quest’ultima stupenda), per un trittico davvero da brivido.
Atmosfere oniriche, intense, calde e calme, a dispetto della copertina fredda e "mostruosa".
La sezione ritmica è ottima, ogni membro del gruppo si lancia in esecuzioni al limite della perfezione. Unica pecca forse la voce di Oliver, non brutta, ma a mio avviso poco adatta al genere proposto (e in effetti in molti brani fa capolino la delicata voce di Judith Stüber, ospite sui due album)
In definitiva due gran bei dischi, due piacevoli sorprese. Un’altra grande band fuori dal coro.
Tracklist:
[01] Hands
[02] Brief Encounter
[03] From Where I Stand
[04] Test Of Time
[05] North
[06] South Of London
[07] Wasn't It Good
[08] Woodworks
[09] Islanders
[10] Running
Flesh (2002)
Tracklist:
[01] And Still It Bleeds
[02] Already Dead
[03] Pictures Of You
[04] Flesh
[05] Missing From The Chain
[06] The River
[07] Half As Bad
[08] Back In Sight
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