mercoledì 13 aprile 2011

Un classico dal passato: "Them", di King Diamond

Titolo: Them
Autore: King Diamond
Genere: Heavy Metal
Anno: 1988
Etichetta: Roadrunner Records
Voto: 9
Sito internet: www.covenworldwide.org



King Diamond è uno dei miei gruppi storici preferiti.
Me lo fece conoscere un mio amico credo nel ’94 ascoltando in macchina “Eye Of The Witch”, contenuta in “The Eye”, che al tempo era uno degli ultimi album.
Da quel disco nacque la passione per il re, che dura ancora, nonostante le produzioni altalenanti degli ultimi anni.
Di tutta la discografia “Them” è a mio avviso il disco più bello realizzato da King Diamond. Certo “Abigail” è un capolavoro assoluto e indiscutibile, tuttavia tra i due ho sempre avuto una predilezione per “Them”, in quanto penso che questo sia il cd in cui tutti i membri del gruppo esprimano ai massimi livelli la loro capacità tecnica. Per dirla con le mie parole di sempre, “è il disco in cui tutti fanno da matti!”.
La voce di King è fenomenale, spara a mille usando una grande varietà di effetti, molti dei quali si perderanno nei cd successivi. Le chitarre di Andy Laroque e Pete Blakk sono da brivido: distorsione tagliente, riff tecnici per architetture complesse e drammatiche che da soli bastano a creare atmosfere orrorifiche (altroché le tastiere dei gruppi black metal moderni!); assoli veloci, melodici, puliti e ben studiati, figli di una classe unica difficilmente riscontrabile al giorno d’oggi.
Menzione particolare anche per Mikki Dee alla batteria, autore di un drumming tecnico e fantasioso. Non una battuta fuori posto in brani tutti caratterizzati da tempi intricati e sempre diversi.
Prima di addentrarci nell’analisi dei singoli brani, vale la pena ricordare che il disco è un concept album (come tutti i cd di King Diamond), una storia di fantasmi intrigante e agghiacciante scritta interamente da King. Leggere i testi (e la storia) durante l’ascolto rendo tutto più affascinante, e aiuta l’ascoltatore a immedesimarsi nell’universo diabolico del re.
Ed ora la musica.
Un intro inquietante introduce “Welcome Home”, una della canzoni più belle del disco e di King Diamond in generale (è uno dei maggiori cavalli di battaglia dal vivo), un brano malefico dal lento incedere che dopo un bellissimo break parte a palla per finire con un lungo assolo di Andy. Un riff da brivido segna l’inizio di “The Invisible Guests”, altro grandissimo brano suonato quasi sempre dal vivo. Seguono la cadenzata “Tea” e le più classiche “Mother’s Getting Weaker” e “Bye, Bye, Missy”, che fanno da preludio a un’altra tra le canzoni più belle di King: “A Broken Spell”. Particolarmente suggestiva per il testo che narra una scena cruciale della storia del concept (la morte di Missy, arsa viva, e l’omidicio della nonna di King), il brano è un susseguirsi di assoli e cambi di tempo che si interrompono nel break acustico centrale, per riesplodere in un altro lungo e bellissimo assolo sotto il quale incede un giro di basso che si allinea perfettamente al finale della scena: la corsa di King nel bosco in preda al panico per la morte della sorella. Anche in questo caso, per poter apprezzare il brano nella sua totalità, è necessario leggere il testo e immedesimarsi nella narrazione.
Vale la pena aprire una parentesi sul fatto che, anni addietro, King Diamond venne criticato per i suoi testi, o meglio, per una presunta incapacità a scrivere testi. Come sempre è stato il tempo à svelare la verità, tant’è che ancora oggi è impossibile pensare a un cd di King Diamond senza una storia di fondo. Anzi, spesso ci sono più aspettative circa le tematiche affrontate sulla prossima uscita che sulla musica.
La capacità di riuscire a trasformare storie in musica, riuscendo ad abbinare architetture musicali a determinate scene (un momento drammatico o dell’orrore, una fuga, ecc….) è rimasta intatta nel tempo, al di la del risultato finale delle composizioni.
Ma torniamo a “Them”, ormai alle ultime battute. 
Dopo “The Accusation Chair” e la strumentale “Them” è la volta di un altro stupendo brano: “Twilight Symphony”, insolito, tecnico e con numerosi cambi di tempo e un break centrale contraddistinto da un riff pesante e inquietante.
Chiudono “Coming Home” e “Phone Call”, degli outro utili più che altro alla conclusione della storia.
Che dire di più…“Abigail” fu il disco che lanciò King Diamond nell’olimpo del metal diventando un classico degli anni ’80, musicalmente e storicamente. “Them” non fece altro che accresce la popolarità del cantante danese, tant’è che con il disco successivo, “Conspiracy”, venne scritta la seconda parte della storia.
Purtroppo con il passare del tempo la vena creativa è diminuita anche per King Diamond. Dopo “The Spyder’s Lullabie”, che tutto sommato non era male, sono usciti tre dischi piuttosto fiacchi: “The Graveyard” (poco ispirato), “Voodoo” (forse il migliore tra i tre) e “House Of God” (il peggiore di tutti!).
Seguono poi “Abigail pt. II: The Revenge”, un disco molto bello ma ovviamente non paragonabile al prequel e “The Puppet Master”, che ho apprezzato molto, soprattutto per la storia e la sua resa in musica.
L’ultimo album risale al 2007, “Give Me Your Soul…Please”, ed è risultato un mezzo fiasco.
Le ultime notizie ricevute direttamente dal sito ufficiale davano King Diamond in grave pericolo di vita per dei seri problemi al cuore, pare però egregiamente risolti con alcuni interventi.
Si attendono quindi notizie sulla salute, e ovviamente sui progetti futuri.
Lunga vita al Re!

Tracklist

1. Out From The Asylum
2. Welcome Home
3. The Invisible Guests
4. Tea
5. Mother's Getting Weaker
6. Bye, Bye Missy
7. A Broken Spell
8. The Accusation Chair
9. "Them"
10. Twilight Symphony
11. Coming Home

Lineup

King Diamond - All Vocals
Andy La Rocque - Lead Guitar
Pete Blakk - Lead Guitar
Timi Hansen - Bass
Mikkey Dee - Drums

Il video di "Welcome Home"

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