domenica 29 gennaio 2012

Kip Winger - "Songs From The Ocean Floor"

Titolo: "Songs From The Ocean Floor"
Autore: Kip Winger
Genere: Rock/Ambient/Prog
Anno: 2000
Etichetta: Frontiers
Voto: 7
Sito internet: www.kipwinger.com


Brillante lavoro questo “Songs From The Ocean Floor” di Kip Winger.
Per chi si è perso la scena hard rock anni Ottanta vale la pena ricordare che i Winger sono un gruppo hard/heavy statunitense, capitanato da Kip Winger, famoso per essere stato il bassista di Alice Cooper dal 1985 al 1989 e per aver in seguito collaborato con artisti del calibro di Bob Dylan, Twisted Sister, Jordan Rudess.
Sul finire degli anni Ottanta gli Winger ottennero un discreto successo grazie ai primi due album, (“Winger” e “Into The Heart Of The Young”), ma sparirono velocemente all’inizio degli anni Novanta travolti dall’ondata grunge.
Nel 2006 viene ufficializzata la reunion e nel 2009 viene pubblicato “Karma”, attualmente l’ultimo album in studio.
Musicalmente la carriera solista di Kip Winger si discosta notevolmente dalla band madre, accantonando il metal per lasciare spazio a sonorità più mature e raffinate che spaziano dal pop all’ambient, dal soft rock alla fusion, adottando soluzioni a volte sperimentali tipiche del prog che saranno poi sviluppate nel più recente “From The Moon To The Sun” (2008).
“Songs From The Ocean Floor” è un disco intimista, a tratti “sofisticato” (necessita assolutamente di tanti ascolti prima di farsi apprezzare), che affascina per la varietà delle atmosfere proposte.
I brani sono tutti molto belli, e se proprio si vuole cappare nel mazzo opterei per quelli più personali e intimi, come “Sure Was A Wildflower”, la romantica “Two Lovers Stand”, la suadente “Landslide” (un pezzo quasi new age), l’arabeggiante “Free” e le conclusive “Resurrection” e “Everything You Need”, queste ultime un po’ più sui generis.
Un disco insomma molto intenso, di quelli che sfidano le mode e che rimangono impressi per sempre nel corso del tempo.

Tracklist:

1) Cross
2) Crash The Wall
3) Sure Was A Wildflower
4) Two Lovers Stand
5) Landslide
6) Faster
7) Song Of Midnight
8) Free
9) Only The World
10) Broken Open
11) Reseurrection
12) Everything You Need

sabato 21 gennaio 2012

Widowmaker - "Blood And Bullets"

Titolo: "Blood And Bullets"
Autore: Widowmaker
Genere: Hard Rock
Anno: 1992
Etichetta: n.n.
Voto: 6,5
Sito internet: www.deesnider.com


La notizia dell’uscita dell’autobiografia di Dee Snider ha suscitato la curiosità di scoprire la carriera solista (purtroppo non fortunata) di quello che per me resta uno dei migliori cantanti metal di sempre.
Quando iniziai ad ascoltare musica metal i Twisted Sister furono tra i primi gruppi che conobbi. All’epoca si erano già sciolti e su MTV circolavano alcuni video di Dee Snider con i suoi nuovi progetti solisti. Sfortunatamente i canali di duffusione di massa come you tube non esistevano ancora, ed era molto difficile reperire dischi che uscivano solo per il mercato statunitense (oppure bisognava ordinarli e pagarli salati!), e di fatto i dischi solisti di Dee Snider ebbero una distribuzione molto limitata.
La carriera solista di Dee Snider nasce subito dopo l’abbandono dei Twisted Sister (a causa dell’insuccesso del mediocre “Love Is For Suckers”) con il progetto Desperado, che però ha vita breve, vista la scarsa attenzione da parte delle case discografiche. Deciso a non mollare, Snider mette in piedi un nuovo gruppo, i Widowmaker, con il quale pubblica due dischi: “Blood And Bullets” (oggetto della recensione) e “Stand Up For Pain”. Il primo risquote un discreto successo, il secondo invece viene accolto tiepidamente, pertanto nel 1996 finisce anche questa avventura.
Ma la passione per la musica non ferma Dee, che continua a suonare nei club con la Dee Snider's SMFs Band proponendo dal vivo vecchi successi dei Twisted Sister, tant’è che da li a poco tempo si riuniranno per clamorosi concerti in tutto il mondo.
Ma veniamo a questo interessante “The Widowmaker”.
Il disco è un ottimo concentrato di classico hard rock anni Ottanta, tirato ed energico in piena tradizione “twistedsisteriana”. In questo senso il disco acquista ancora più valore se si pensa all’anno di uscita, il 1992, periodo di crisi nera per il metal in generale a causa dell’invasione del grunge. La band è formata da Al Pitrelli alla chitarra (Savatage, Alice Cooper, Asia), Marc Russel al basso e Joey Franco alla batteria, già compagno nei Twisted Sister.
Il disco non è eccezionale, tuttavia tosto e bello carico, pervaso da una vena rock’n’roll che riesce comunque ad infiammare l’animo ad alto volumo.
La partenza è di quelle toste, con la doppia cassa di “Emaheevul “, si rallenta con le ottime “The Widowmaker” e “Evil”, per poi ripartire in tromba con l’hard rock festaiolo di “The Lonely Ones” e il rock’n’roll di “Snot Nose Kid”.
Nella parte centrale troviamo qualche pezzo più sottotono (“Blood And Bullets”, “Gone Bad”), ma anche un interessante pezzo blues (“Blue For You). Del trittico finale il brano migliore è “We Are The Dead”, un anthem da cantare a squarciagola.
In definitiva un buon album, un’ottima occasione per ascoltare un po’ di sano hard rock e l’intramontabile voce di Dee Snider.

Tracklist:

1. Emaheevul - 3:20
2. The Widowmaker - 5:08
3. Evil - 3:05
4. The Lonely Ones - 4:59
5. Reason to Kill - 5:34
6. Snot Nose Kid - 4:07
7. Blood and Bullets - 3:16
8. Gone Bad - 3:19
9. Blue for You - 6:17
10. You're a Heartbreaker - 3:21
11. Calling for You - 4:47
12. We Are the Dead - 3:47
13. Easy Action (bonus track edizione giapponese)

Line up:

Dee Snider - Voce
Al Pitrelli - Chitarra
Marc Russel - Basso
Joey "Seven" Franco - Batteria

giovedì 19 gennaio 2012

Alcest - "Le Voyage de l'Ame"

Titolo: "Le Voyage de l'Ame"
Autore:
Alcest
Genere: Post Rock
Anno: 2012
Etichetta: Prophecy
Voto: 6,5
Sito internet: www.alcest-music.com




















Il 2012 comincia con il ritorno dell'interessante e originale progetto Alcest di Neige, che con "Le Voyage de l'Ame" giunge al terzo full lenght della sua carriera.
Proponendo un genere di difficile catalogazione, è molto probabile che non tutti sappiano chi siano gli Alcest, pertanto vale la pena fare un piccola presentazione.
Gli Alcest nascono nel 2000 come gruppo black metal, costituito dal fondatore Neige (Amesoeurse, Peste Noire) a cui si uniscono i musicisti Argoth (Peste Noire) e Famine (Peste Noire, Valfunde). Dopo la pubblicazione di qualche demo i soci di Neige abbandonano il gruppo per divergenze musicali e gli Alcest diventano, di fatto, una one-man-band del solo Neige, che sterzerà verso sonirità decisamente diverse dal black metal. Il genere proposto è infatti è una sorta di rock post moderno dalle tinte decadenti e malinconiche, con liriche sfondo onirico-fantastico. Una musica molto triste e introspettiva, a tratti eterea, che racconta (come spiegato dallo stesso Neige) un mondo immaginario costellato di «colori, forme e suoni che qui non esistono» e popolato da fate ed esseri sovranaturali. La funzione della musica è proprio quella di permettere all’ascoltatore di accedere ai ricordi dell’infanzia, concetto introdotto con il primo EP “Le Secret” e poi sviluppato nell’ottimo “Souvenirs d’une Autre Mond” del 2007.
Il qui presente “Le Voyage de l’Ame” prosegue la strada intrapresa dal punto di vista tematico che da quello prettamente musicale.
Il disco è composto da otto tracce molto intense e di difficile assimilazione; brani sognanti in cui atmosfere soavi vengono interrotte da accelerazioni simil-black con tanto di scream in sottofondo. Purtroppo questo lavoro non può essere considerato alla stregua degli altri, risultando in più punti prolisso e, fondamentalmente, noioso. C'è una certa monotonia nei brani, complici l'uso dei soliti pochi strumenti, voce soffusa e piatta, sonorità sempre uguali e ritmo dall’incedere lento e decadente che spesso rende indistinguibile il passaggio da un brano all'altro. Tra i migliori vale la pena citare “Autre Temps”, “Beings Of Light” e “Summer’s Glory”.
Un disco comunque valido, emozionante e intimo, un vero viaggio dell'anima.

Tracklist:

01. Autre Temps
02. Là Où Naissent Les Couleurs Nouvelles
03.  Les Voyages De L'Âme
04. Nous Sommes L'Emeraude
05. Beings Of Light
06. Faiseurs De Mondes
07. Havens
08. Summer's Glory

martedì 10 gennaio 2012

Symphony X - "Iconoclast"

Titolo: "Iconoclast"
Autore: Symphony X
Genere: Progressive Metal
Anno: 2011
Etichetta: Nuclear Blast
Voto: 7
Sito internet: www.symphonyx.com



















I Symphony X hanno proprio deciso di pestare duro.
Dopo il potente “Paradise Lost” ci si aspettava in qualche modo un ritorno ad un’attitudine più progressive (visti anche i quattro lunghi anni trascorsi), e invece il nuovo “Iconoclast” picchia ancora più del predecessore.
Il suono delle chitarre si è ulteriormente irrobustito, i riff sono potenti e oscuri, e a troneggiare su tutto la magnifica voce di Russel Allen più ruggente e rabbiosa che mai.
Ad essere sincero questa nuova direzione musicale non mi convince molto, mi sembra più che altro un’espediente per sopperire a un’evidente carenza compositiva.
Innanzitutto c’è da notare come “Iconoclast” sia fondamentalmente un disco di ottimo power metal, costruito con parti intricate e complicate (nella migliore traduzione Symphony X) in cui comunque di progressive vero e proprio ce n’è poco.
Certo non mancano i riff tecnici di Romeo o le parti di tastiera più d’atmosfera (il disco è di difficile assimilazione, occorrono diversi ascolti), tuttavia siamo molto lontani da capolavori come “The Divine Wings of Tragedy” o “V: The New Mythology Suite”.
Difficile capire questa scelta, spero che sia stata dettata da motivi puramente commerciali, magari spinti dalla nuova label, l'astuta Nuclear Blast.
Ma non scoraggiatevi, anzi, tenete duro e affilate l’orecchio, e vedrete che alla fine potrete godere di un’ora e più di ottima musica metal, suonata come dio comanda.
Il disco si apre con la title track, “Iconoclast”, un brano lungo 10 minuti (uno dei migliori) dall’intro epico che poi sfocia in una cavalcata power con un ritornello molto ruffiano che farà sicuramente strage in sede live (We are strong/We will stand and fight!Fight!).
Seguono brani canonici come “The End Of The Innocence” o “Dehumanized” (in cui Allen rugge come un leone), e altri più riusciti come la veloce “Bastards Of The Machine” e l’oscura “Heretic”.
Ma il pezzo capolavoro è “When All Is Lost”, una ballata di 9 nove minuti che si candida a miglior brano dei Symphony X. Classe, melodia, assoli eleganti e ispirati, un’interpretazione magnifica di Allen: questi sono gli ingredienti di una bellissima canzone che si lascia ascoltare all’infinito.
Peccato però che dopo questa si ritorni ad un power molto aggressivo con melodie poco ispirate.
Difficile tirare le somme di un disco che comunque è di notevole spessore musicale.
Non mi resta che sperare in un ritorno, anche parziale, al sound delle origini.
Del disco è anche prevista un’edizione speciale composta da 2 cd (contenente 3 brani in più rispetto al cd singolo composto da 9 brani).

Tracklist:

1) Iconoclast – 10:53
2) The End of Innocence – 5:29
3) Dehumanized – 6:49
4) Bastards of the Machine – 4:58
5) Heretic – 6:26
6) Children of a Faceless God – 6:22
7) Electric Messiah – 6:15
8) Prometheus (I Am Alive) – 6:48
9) When All Is Lost – 9:10

Line up:

Russell Allen - voce
Michael Romeo - chitarra
Michael Lepond - basso elettrico
Michael Pinnella - tastiere
Jason Rullo - batteria