Titolo: "Heart Of Darkness"
Autore: Grave Digger
Genere: Power Metal
Anno: 1995
Etichetta: BMG Records
Voto: 8
Sito internet: www.grave-digger-clan.com
Autore: Grave Digger
Genere: Power Metal
Anno: 1995
Etichetta: BMG Records
Voto: 8
Sito internet: www.grave-digger-clan.com
La rinascita del power metal nella prima metà degli anni Novanta è sicuramente merito anche dei Grave Digger, che nel 1995 danno alle stampe quello che a mio avviso è il disco più bello della loro carriera: “Heart Of Darkness”.
Anche se spetterà a “Tunes Of War” (pubblicato l’anno successivo) il compito di consacrare la band nell’olimpo del metal, “Heart Of Darkness” rimane l'episodio musicalmente più riuscito.
Costituito prevalentemente da mid tempo potenti e rocciosi, il disco si rivela un vero e proprio macigno, con pezzi dal tiro formidabile in grado di scatenare headbangings forsennati.
Ma veniamo subito al sodo.
Dopo l’intro di rito il disco esplode subito in faccia con la veloce “Shadowmaker”, potente e tagliente. Segue “The Grave Dancer”, un brano semplice quanto potente che dal vivo diventa ancor più devastante, cantato a squarciagola dal pubblico che salta impazzito.
La successiva “Demon’s Day” è una bomba atomica, iniziando con un arpeggio tranquillo a cui segue una terrificante esplosione della chitarra accompagnata da un urlo infernale di Chris Boldentahl. Da brivido! Il pezzo è pesantissimo, forse un po’ troppo ripetitivo ma comunque bellissimo. Tra i restanti brani vale la pena ricordare la bellissima title track (credo mai proposta dal vivo, purtroppo), dove potenza, melodia e atmosfere epiche si fondono magicamente in un pezzo di quasi dodici minuti di durata.
Verso la fine gli episodi degni di nota sono la priestiana “Cirlce Of Witches” (ormai un classico) e l’oscura "Black Death". In realtà tutto il è permeato da un’oscurità che lo rende originale e non commerciale. Dal successivo “Tunes Of War” invece la componente “malefica” verrà sempre meno, e i nostri ci abitueranno a melodie più semplici e accattivanti (incantesimo spezzato temporaneamente nel 2001 con la pubblicazione dell’ottimo “The Grave Digger”, che riprenderà lo spirito, l’atmosfera oscura e la potenza di “Heart Of Darkness”).
Inutile sottolineare che i Grave Digger non hanno mai brillato per originalità o capacità tecnica, anzi, volendo essere obiettivi (e un po’ cattivelli), devo ammettere che tutti i chitarristi che hanno militato nella band (Manni Schmidt compreso) sono davvero scarsi, specialmente lo storico Uwe Lulis, autore di assoli davvero pessimi.
D’altra parte però i Digger colpiscono per la coerenza e la passione che mettono in quello che fanno, e soprattutto per le devastanti esibizioni live, dove danno sempre il massimo.
Per ultimo, non per importanza, i Digger hanno successo perché capitanati da un leader carismatico come Chri Boldenthal, una voce potente del metal (una vera voce metal!) e una forza della natura dal vivo.
Bravi, bravi, e ancora bravi!
Tracklist:
1. Tears Of Madness
2. Shadowmaker
3. The Grave Dancer
4. Demon's Day
5. Warchild
6. Heart Of Darkness
7. Hate
8. Circle Of Witches
9. Black Death
Line-up
Chris Boltendahl - Vocals
Uwe Lulis - Guitar
Frank Ullrich - Drums
Tomi Göttlich - Bass
Altre recensioni dei Grave Digger:
"The Clans Will Rise Again" (2011)
"Ballads Of A Hangman" (2009)
Anche se spetterà a “Tunes Of War” (pubblicato l’anno successivo) il compito di consacrare la band nell’olimpo del metal, “Heart Of Darkness” rimane l'episodio musicalmente più riuscito.
Costituito prevalentemente da mid tempo potenti e rocciosi, il disco si rivela un vero e proprio macigno, con pezzi dal tiro formidabile in grado di scatenare headbangings forsennati.
Ma veniamo subito al sodo.
Dopo l’intro di rito il disco esplode subito in faccia con la veloce “Shadowmaker”, potente e tagliente. Segue “The Grave Dancer”, un brano semplice quanto potente che dal vivo diventa ancor più devastante, cantato a squarciagola dal pubblico che salta impazzito.
La successiva “Demon’s Day” è una bomba atomica, iniziando con un arpeggio tranquillo a cui segue una terrificante esplosione della chitarra accompagnata da un urlo infernale di Chris Boldentahl. Da brivido! Il pezzo è pesantissimo, forse un po’ troppo ripetitivo ma comunque bellissimo. Tra i restanti brani vale la pena ricordare la bellissima title track (credo mai proposta dal vivo, purtroppo), dove potenza, melodia e atmosfere epiche si fondono magicamente in un pezzo di quasi dodici minuti di durata.
Verso la fine gli episodi degni di nota sono la priestiana “Cirlce Of Witches” (ormai un classico) e l’oscura "Black Death". In realtà tutto il è permeato da un’oscurità che lo rende originale e non commerciale. Dal successivo “Tunes Of War” invece la componente “malefica” verrà sempre meno, e i nostri ci abitueranno a melodie più semplici e accattivanti (incantesimo spezzato temporaneamente nel 2001 con la pubblicazione dell’ottimo “The Grave Digger”, che riprenderà lo spirito, l’atmosfera oscura e la potenza di “Heart Of Darkness”).
Inutile sottolineare che i Grave Digger non hanno mai brillato per originalità o capacità tecnica, anzi, volendo essere obiettivi (e un po’ cattivelli), devo ammettere che tutti i chitarristi che hanno militato nella band (Manni Schmidt compreso) sono davvero scarsi, specialmente lo storico Uwe Lulis, autore di assoli davvero pessimi.
D’altra parte però i Digger colpiscono per la coerenza e la passione che mettono in quello che fanno, e soprattutto per le devastanti esibizioni live, dove danno sempre il massimo.
Per ultimo, non per importanza, i Digger hanno successo perché capitanati da un leader carismatico come Chri Boldenthal, una voce potente del metal (una vera voce metal!) e una forza della natura dal vivo.
Bravi, bravi, e ancora bravi!
Tracklist:
1. Tears Of Madness
2. Shadowmaker
3. The Grave Dancer
4. Demon's Day
5. Warchild
6. Heart Of Darkness
7. Hate
8. Circle Of Witches
9. Black Death
Line-up
Chris Boltendahl - Vocals
Uwe Lulis - Guitar
Frank Ullrich - Drums
Tomi Göttlich - Bass
Altre recensioni dei Grave Digger:
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